Cosa coltiviamo - Biodiversità

Ghianda

STORIA ED ETIMOLOGIA

Con il termine ghianda (Dal latino “glans glandis”) si indica il frutto delle querce (Alberi appartenenti al genere Quercus in Europa, Lithocarpus in Asia e Nord America, Cyclobalanopsis in Asia – famiglia delle Fagaceae). Le specie presenti in Italia, classificate in base alla forma del frutto, sono le seguenti:

  • Ghianda con stili corti, dal sapore dolce o leggermente amaro e colore interno della cupola glabro
  1. Leccio o elce (Quercus ilex), albero tipico dell’Etna, sempreverde e maestoso, lo si può trovare dalle zone costiere alle montagne (Fino ad altitudini di 1800 m s.l.m.);
  2. Roverella (Quercus pubescens), albero deciduo tipico dell’Etna, mantiene le foglie marroni anche d’inverno;
  3. Rovere (Quercus petraea), specie decidua con chioma abbastanza folta;
  4. Farnia (Quercus robur), specie maestosa decidua, molto diffusa nelle zone settentrionali;
  • Ghianda con stili lunghi, dal sapore decisamente amaro e colore interno della cupola glabro
  1. Farnetto (Quercus frainetto), specie decidua a rapida crescita e grandi foglie;
  2. Quercia dei Pirenei (Quercus pyrenaica), specie decidua con foglie verde intenso, tipica delle zone più miti del Piemonte;
  • Ghianda con stili lunghi, dal sapore dolce o leggermente amaro e colore interno della cupola glabro o leggermente peloso
  1. Cerro (Quercus cerris), specie decidua a rapida crescita, molto diffusa sugli Appennini;
  2. Quercia spinosa (Quercus coccifera), specie sempreverde a portamento arbustivo, diffusa in Liguria, Sicilia e Sardegna;
  3. Cerro di Gussone (Quercus gussonei), specie endemica della Sicilia, diffusa sui Nebrodi e sulle Madonie;
  4. Sughera (Quercus suber), specie sempreverde simile al leccio, diffusa in Sardegna (Soprattutto lungo la costa tirrenica) per la produzione di sughero, ricavato dalla corteccia che ricopre sia il tronco, sia le maggiori ramificazioni;
  5. Fragno (Quercus trojana), specie quasi sempreverde a portamento arbustivo, diffusa in Puglia e Basilicata;

Essa ha una forte simbologia mitologica e spirituale, infatti, nella mitologia celtica aveva un ruolo rilevante, in quanto simbolo di immortalità e fecondità. Nella tradizione ebraica era un frutto sacro e in molti popoli antichi veniva indossata come un amuleto per una protezione in termini di salute e vigore. La ghianda era simbolo di vita, fertilità, virilità e giovinezza. Nella Bibbia, la ghianda ricorre spesso, specialmente nell’Antico Testamento.

DESCRIZIONE

È un frutto secco e indeiscente del tipo achenio, rivestito solo parzialmente da una cupola e contenente di norma un singolo seme (Raramente due), con forma pressoché cilindrica, le cui caratteristiche morfologiche costituiscono un importante elemento diagnostico nella determinazione a livello specifico del genere Quercus. Le ghiande rappresentano un’importante parte della dieta di molti animali: volatili (Come ad es. le ghiandaie, i piccioni, alcuni anseriformi e molte specie di picchi), piccoli mammiferi (Es. topi, scoiattoli) e mammiferi di grossa e media taglia come cinghiali, orsi e cervi può rappresentare fino al 25% della loro dieta autunnale. Un tempo venivano utilizzate quale alimentazione per i maiali dato l’elevato potere nutritivo del frutto, mentre oggi è considerato alimento principale per i suini in Spagna e in Italia (Calabria – Sicilia) per la produzione di qualità pregiate di prosciutto come quello di Suino Nero.

PROPRIETÀ ED UTILIZZI

Le ghiande contengono circa il 50-60% di carboidrati, il 6% di proteine, il 25-35% di grassi prevalentemente insaturi. È fonte inesauribile di calcio, potassio, fosforo, di vitamine del gruppo B (Specialmente B6 e B9), ottime ricostituenti naturali. Tra i microelementi spiccano il manganese ed il rame, essenziali per la vita nonché sempre più rari nelle farine alimentari. I benefici della ghianda non sono da trascurare. È un ottimo battericida naturale ed anti-tumorale. Agisce contro il dolore dei denti e delle gengive. Il succo del frutto è particolarmente utile per curare i disturbi femminili legati al ciclo mestruale, per aumentare la potenza sessuale e combattere l’enuresi. Il caffè di ghianda calma la tosse, la bronchite, l’asma e regolarizza la pressione sanguigna. Gli impacchi caldi sono un toccasana per l’ernia, i problemi articolari e muscolari, le varici e la sciatica. Il brodo aiuta a combatte i vari disturbi dello stomaco, la colite acuta e cronica. La ghianda contiene infatti i tannini dalle proprietà astringenti. Un consumo eccessivo, però, può creare problemi legati ad una cattiva assimilazione delle proteine e di alcune vitamine. Per ridurre la concentrazione di tannini, è sufficiente essiccare i frutti (Tempo consigliato almeno 3-4 settimane). Successivamente, mettere in ammollo per alcuni giorni e poi bollire. In seguito, dopo l’asciugatura, si conserva in barattoli chiusi ermeticamente, in un luogo asciutto e privo di umidità.

COLTIVAZIONE

Le querce sviluppano estesi sistemi radicali che iniziano a crescere rapidamente da giovani. Questo è anche uno dei motivi per cui sono usate spesso per proteggere i bacini idrografici e per consolidare il terreno. Per trapiantare una quercia piuttosto sviluppata è necessario prepararla prima, potando le radici più volte, evitando tagli drastici e di grandi dimensioni. Se sopravvive al trapianto, negli anni successivi crescerà molto poco poiché inizialmente cercherà di sviluppare solo nuove radici. Paradossalmente, infatti, per evitare questo tipo di problematiche, è consigliato coltivare una quercia in vasi profondi (Per evitare gli attacchi da parte di animali che potrebbero mangiare il seme) partendo dal frutto. Questo potrebbe comportare diversi problemi, in quanto le radici della quercia crescono così velocemente che può essere necessario il rinvaso della pianta (È consigliato selezionare specie a crescita lenta e portamento contenuto) solo dopo un anno di permanenza nello stesso contenitore o, in alternativa, la messa a dimora in campo aperto, avendo cura in questo caso, di innaffiare costantemente per le prime settimane. Le querce si adattano a terreni a basso contenuto di azoto, mentre la pacciamatura può essere fatta con foglie, erba secca, corteccia o cippato.