Cosa coltiviamo - Biodiversità

Rosmarino

STORIA ED ETIMOLOGIA

Il rosmarino (Salvia rosmarinus) è una pianta perenne aromatica appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. L’etimologia del nome deriva dal latino “rosmarinus” o “ros marinus” (Rugiada di mare), in quanto spontaneo dell’area mediterranea dove cresce nelle zone litoranee lungo tutte le coste tirreniche, le coste ioniche, sulle coste adriatiche fino al Molise, incluso le isole e le rive occidentali del Garda. Noto in Italia anche come “ramerino”, sembrerebbe possa provenire, secondo altre tesi, dal greco “rops” (Arbusto) e “myrinos” (Odoroso). Gli Egizi lo consideravano un elemento magico, i cui rametti erano in grado di procurare l’immortalità perché pur recisi si mantenevano freschi nel tempo. I Romani fecero del rosmarino il simbolo della morte e dell’amore:

  • In onore degli dei ne bruciavano i rametti per purificare l’aria durante i sacrifici, e Orazio consigliava: “Se vuoi guadagnarti la stima dei defunti, porta loro corone di rosmarino e di mirto”.
  • La pianta, dedicata a Venere, era ritenuto un afrodisiaco che se preso in dosi massicce poteva provocare l’aborto.

Le sue proprietà trovavano applicazione sia nel “vino al rosmarino”, sia nel cosiddetto “bagno di rosmarino”, quest’ultimo indicato per stimolare la circolazione sanguigna e rendere molto sensibile al tatto la pelle. Nel XVII sec. alla corte di Francia divenne di gran moda una particolare preparazione detta “Acqua della Regina d’Ungheria”, fatta distillando due parti di fiori di rosmarino e tre di alcol. Dall’Ottocento, poco alla volta, venne sostituita da un’altra preparazione al rosmarino, chiamata “Acqua di Colonia”.

DESCRIZIONE

La pianta ha portamento arbustivo e sempreverde, che raggiunge altezze di 50–300 centimetri, con radici profonde, fibrose e resistenti, con fusti legnosi di colore marrone chiaro, con giovani rami pelosi di colore grigio-verde a sezione quadrangolare. Le foglie, persistenti e coriacee, sono lunghe 2–3 centimetri e larghe 1–3 millimetri, sessili, opposte, lineari-lanceolate addensate numerosissime sui rametti, verde cupo lucente sulla pagina superiore e biancastre su quella inferiore per la presenza di peluria bianca, con margini leggermente revoluti e ricche di ghiandole oleifere. I fiori ermafroditi sono sessili e piccoli, riuniti in brevi grappoli, con fioritura da marzo ad ottobre, mentre nelle posizioni più riparate ad intermittenza tutto l’anno. Ogni fiore ha la corolla di colore lilla-indaco, azzurro-violacea o, più raramente, bianca o azzurro pallido, con stami a due con filamenti muniti di un piccolo dente alla base ed inseriti in corrispondenza della fauce della corolla. L’impollinazione avviene tramite insetti pronubi, tra cui l’ape domestica, che ne raccoglie il polline e l’abbondante nettare, da cui si ricava un ottimo miele. I frutti sono oblunghi e lisci, di colore brunastro.

PROPRIETÀ ED UTILIZZI

I rametti e le foglie raccolti da maggio a luglio e fatti seccare all’ombra hanno proprietà aromatiche, stimolanti l’appetito e le funzioni digestive, stomachici, carminativi, utili nelle dispepsie atoniche e gastralgie, tonici e stimolanti per il sistema nervoso, il fegato e la cistifellea. Possiede qualità analgesiche e quindi viene applicato per dolori reumatici, artriti. Per uso esterno se ne usa l’infuso per gargarismi, lavaggi e irrigazioni cicatrizzanti. Aggiunto all’acqua da bagno serve come corroborante, purificante e per tonificare la pelle I fiori raccolti da maggio ad agosto, hanno proprietà simili alle foglie. Dalle foglie, in corrente di vapore, si estrae l’olio essenziale di rosmarino, per un 1% in peso, liquido incolore o giallognolo, contenente pinene, canfene, cineolo, eucaliptolo e canfora.

COLTIVAZIONE

Richiede posizione soleggiata al riparo dai venti gelidi, terreno leggero sabbioso-torboso ben drenato, ma è poco resistente ai climi rigidi e prolungati. In primavera si rinnova l’impianto cimando i getti principali, per ottenere un aspetto cespuglioso, senza dover ricorrere ad interventi di potatura. Si moltiplica facilmente per talea apicale dei nuovi getti in primavera prelevate dai germogli basali e dalle piante più vigorose piantate per almeno 2/3 della loro lunghezza in un miscuglio di torba e sabbia, oppure si semina in aprile-maggio, si trapianta in settembre o nella primavera successiva, oppure si moltiplica per divisione della pianta in primavera. Per effetto dei meccanismi di difesa dal caldo e dall’arido (Tipici della macchia mediterranea), la pianta presenta, se il clima è sufficientemente caldo ed arido in estate e tiepido in inverno, il fenomeno della estivazione cioè la pianta arresta quasi completamente la vegetazione in estate, mentre ha il rigoglio di vegetazione e le fasi vitali (Fioritura e fruttificazione) rispettivamente in tardo autunno o in inverno, ed in primavera. In climi più freschi ed umidi le fasi di vegetazione possono essere spostate verso l’estate. Comunque in estate, specie se calda, la pianta tende sempre ad essere in una fase di riposo.